
Fashion Industry 2030: a che punto è il percorso verso la sostenibilità?
- Novembre 13, 2019
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FASHION INDUSTRY 2030: A CHE PUNTO È IL PERCORSO VERSO LA SOSTENIBILITÁ?
Giovedì 7 novembre Eticlò ha preso parte a un bell’evento organizzato da Francesca Romana Rinaldi in collaborazione con SDA Bocconi – MAFED e intitolato “Fashion Industry 2030: how transparency & traceability, circularity and collaborative consumption are reshaping business models for a more responsible fashion”.
Si è trattato di una tavola rotonda che ha riunito fashion designers e produttori di tessuto, start-up che promuovono modelli di consumo circolari, retailers e, infine, professionisti della comunicazione fashion.
Lo scopo della giornata? Cristallizzare lo stato dell’arte, il punto a cui si trova oggi la moda sostenibile italiana, per individuare le maggiori sfide che ci si troverà ad affrontare di qui al 2030.
Come in un certo senso preannunciato dal titolo dell’evento, dal confronto è emerso come la sostenibilità sia un tema più attuale che mai nel settore della moda.
Proprio la sostenibilità è, infatti, il catalizzatore che sta travolgendo i brand della moda e del lusso obbligandoli a ridefinire priorità e processi profondamente rodati.
Sono i consumatori stessi, sempre più attenti ed informati, a chiedere ai loro brand di riferimento di compiere scelte più responsabili di quelle compiute in passato.
D’altro canto anche le condizioni di inquinamento e di degrado sociale causate dall’industria della moda stanno raggiungendo proporzioni mai viste nella storia e impongono un’assunzione di responsabilità hic et nunc.
La strada verso una moda totalmente green è, in ogni caso, tutt’altro che semplice.
E infatti, da un lato si osserva l’aumento dei piccoli brand che fanno della sostenibilità il proprio manifesto e, avendola nel proprio DNA, riescono abbastanza facilmente a mantenersi in linea con i propri obiettivi.
Dall’altro però i grandi brand, più strutturati e meno agili nel rinnovarsi, faticano ad allinearsi ai nuovi standard produttivi e distributivi in ragione delle proprie dimensioni, strutture e necessità in termini di margini: tutti elementi che rendono dura la virata verso un approccio genuinamente green.
Ciononostante, non si può che guardare con ottimismo alla grande presa di coscienza dei colossi del fashion e i loro (relativamente piccoli) passi verso una sostenibilità concreta.
Nel corso dell’evento sono stati approfonditi diversi aspetti della sostenibilità. Tracciabilità, circolarità, retail e comunicazione green: riassumiamo brevemente le tips più interessanti della giornata, sicuri che possano essere di forte stimolo.
QUALI SPEAKERS E QUALI TIPS?
Le istituzioni al fianco delle imprese: United Nation Economic Commission for Europe e sostenibilità nel fashion
Lo speech introduttivo di Maria Teresa Pisani, membro del team dedicato al commercio sostenibile della United Nation Economic Commission for Europe, ha descritto una serie di interventi istituzionali portati avanti dalle Nazioni Unite per la promozione di un sistema moda più equo a livello globale.
Anche le istituzioni infatti, oltre alle aziende, hanno una grossa responsabilità nella promozione di iniziative di responsabilizzazione del settore fashion.
Qualche esempio? La promozione di standard internazionali come i GOTS, l’imposizione di limiti legali all’utilizzo di sostanze nocive per l’ambiente e per le persone (vedi Reg. Reach, 2006), la promozione di benefici fiscali a favore delle imprese che si impegnano verso la sostenibilità.
L’auspicio è che l’interessamento di organi pubblici internazionali di tale spessore possa concretamente supportare le imprese che affrontano quotidianamente il tema della sostenibilità.
Tracciabilità: uno strumento necessario per una sostenibilità sincera
Speakers: Simone Giuliani (Candiani Denim) e Matteo Ward (Wrad).
Uno dei temi di discussione affrontato dalla tavola rotonda è stato la tracciabilità, intesa come possibilità di tracciare tutti i movimenti compiuti dal prodotto tessile nel corso della produzione al fine di ricostruire l’intera filiera produttiva.
La tracciabilità ha un grande valore perché è l’unico strumento con il quale il consumatore viene messo nelle condizioni di comprendere dove e come siano stati prodotti i capi che acquista. E ciò è necessario, se ci pensiamo bene, perché lo stesso consumatore possa capire se e quanto si può fidare dei brand che acquista.
Solo conoscendo la storia di ogni capo, infatti, si può capire se e in che modo sia davvero sostenibile.
I brand fashion si stanno adoperando in vario modo per garantire ai consumatori la tracciabilità della filiera. Ad esempio investendo in strumenti tecnologici come l’utilizzo di QR code o di codici prodotto parlanti, che permettono di risalire all’intera storia del capo. Un’altra modalità è organizzare visite guidate nella propria azienda per mostrare in totale trasparenza come avviene è organizzato il lavoro, come Candiani Denim.
Circolarità e collaborative consumption: è questa la direzione della moda?
Speakers: Veronica Tonini (Ferragamo), Valeria Cambrea (Drexcode) e Maria Annunen (Lablaco).
Un approccio circolare alla produzione è quello adoperato da alcuni brand come Ferragamo, che si impegnano nel recupero degli scarti aziendali limitando il più possibile lo spreco di materie prime. Come? Ad esempio riutilizzando scarti di tessuto a magazzino per progetti speciali o donando i tessuti non più utilizzati a progetti sociali che li reimpiegano.
Più radicali, tuttavia, sono le nuove start-up come Drexcode e Lablaco, che hanno fatto della circolarità il loro modello di business.
Drexcode è una piattaforma di renting dalla quale è possibile prendere a noleggio abiti da cerimonia di fascia alta per un costo molto contenuto. L’utilità di tale servizio è evidente: l’utente può indossare un capo di alta moda per occasioni speciali senza doverlo acquistare. La conseguenza indiretta di un business così strutturato è una riduzione degli acquisti di capi destinati a rimanere inutilizzati a lungo.
Lablaco, invece, è una piattaforma di scambio attraverso la quale si possono vendere e acquistare a prezzi molto convenienti abiti e accessori cd. pre-loved (ovvero usati). L’obiettivo è chiaramente quello di valorizzare il second-hand.
Che ruolo hanno il retail e l’e-tail nella promozione della sostenibilità?
Speakers: Francesco Cuccarolo (Yoox, YNAP), Olga Yanovska Bianchi (Slow Nature), Sara Zanella (Eticlò).
Altro tema di stretta attualità in relazione alla moda sostenibile è proprio questo: che responsabilità e che strumenti hanno i retailers fisici e virtuali nella promozione di una moda (più) sostenibile?
Se ne è discusso approfonditamente e ciò che emerso è il ruolo chiave dei venditori nel racconto e nella promozione dei prodotti green.
Il venditore, infatti, essendo a diretto contatto con il consumatore gioca un ruolo chiave nel rapporto con lui, a cui deve essere in grado di raccontare le caratteristiche produttive di ogni prodotto.
È il retailer, quindi, l’anello della filiera a cui è devoluto il compito di raccontare il prodotto green.
Ecco dunque l’importanza di una buona formazione dei sell-assistant, consiglieri chiave per i clienti e ambasciatori diretti dei valori di ciascun brand che abbia fatto scelte responsabili.
Qual è il ruolo dei media nella circolazione di ideali green?
Speakers: Sara Sozzani Maino (Vogue).
Infine, una grossa responsabilità in termini di racconto e diffusione dei principi di sostenibilità è quello che spetta ai media specializzati nel fashion.
Spetta loro, infatti, l’informazione del consumatore. La maggiore sfida che incontrano? Promuovere temi seri e impegnati come la sostenibilità e il consumo consapevole con leggerezza contemporaneità che riescano a coinvolgere e non annoiare.
Vi lasciamo con un breve elenco di principi su cui tutti i partecipanti hanno convenuto:
- Design first: sostenibilità non deve significare rinuncia allo stile.
- Solo i brand genuinamente sostenibili sapranno guadagnarsi la fiducia dei consumatori.
- Il racconto delle scelte di ogni azienda passa in primis attraverso i suoi collaboratori: il rapporto umano venditore-consumatore è il miglior veicolo attraverso un brand di moda sostenibile può comunicarsi ai consumatori.
- Esistono varie interpretazioni del concetto di sostenibilità. Ogni brand approfondisce quella più vicina alla propria natura.